«Credo che per noi non si tratti più della vita, ma dell’atteggiamento da tenere nei confronti della nostra fine». Le lettere, scritte in gran parte nel campo di Westerbork, che ci permettono di udire la voce di Etty Hillesum fino all’ultimo – fino alla cartolina gettata dal treno che la portava ad Auschwitz.
L'autrice
Etty Hillesum
Nata ad Amsterdam nel 1914 in una famiglia della borghesia intellettuale ebraica, Etty Hillesum è morta ad Auschwitz nel novembre del 1943. Il suo Diario 1941-1943 (Adelphi 19
85), fortunosamente salvato e passato poi di mano in mano, è stato pubblicato nel 1981 dall'editore De Haan con immenso successo, paragonabile a quello che accolse il Diario di Anna Frank, in Olanda e in molti altri Paesi.
Una prima edizione parziale delle Lettere 1942-1943 (Adelphi 1990) apparve in Olanda nel 1982.
Di Hillesum ha scritto Sergio Quinzio: «Se Etty insiste a dirci che tutto è bello, è perché un'ebraica volontà di vivere fino in fondo vuole questo in lei.
Un rivestimento ideale, poetico, ricopre in lei la solida, l'irriducibile, l'intima forza ebraica».
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