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Ricorre quest’anno il 60° anniversario della Dichiarazione universale dei Diritti dell’Uomo, proclamata il 10 dicembre 1948 dall’assemblea generale delle Nazioni Unite.
Per quanto riguarda l’Europa, i diritti umani sembrano presentarsi in ottimo stato di salute e perfetta forma.
Tuttavia non di rado l’apparenza inganna, si rivela, appunto, mera apparenza. Come quando un albero gigantesco, un solido gigante della foresta destinato a durare nei secoli, viene roso da una putrefazione interna, destinata a rendersi manifesta solo quando sarà troppo tardi per opporvi un valido rimedio.
Se queste osservazioni e questi timori hanno un fondamento concreto, sarebbero all’opera nella società europea fattori non compatibili col tradizionale assetto dei diritti dell’Uomo.
Fattori che, almeno in parte, si possono far risalire molto indietro nel tempo, ma che sono stati tutti grandemente rinvigoriti da un evento del qual ricorre quest’anno il 40° anniversario: il “mitico” (come si ostinano a definirlo i suoi ingrigiti protagonisti) ’68.
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