Piero
Calamandrei
Per la scuola
Piero Calamandrei individuava nella mobilità sociale il
principale compito della scuola. L’opportunità aperta a tutti,
indipendentemente dalla nascita, di entrare a far parte della classe dirigente,
come garanzia di una giustizia sociale, ma anche come necessità di un
rinnovamento più efficace dei gruppi dirigenti.
Per questo, per lui, la scuola era «un organo costituzionale» della democrazia
e considerava come la più iniqua e dannosa delle disuguaglianze il privilegio
nell’istruzione.
Privilegio rafforzato, quando la scuola pubblica è resa povera e indebolita al
confronto di una privata ricca e protetta. Ancor peggio quando questa, col
finanziamento statale all’istruzione privata, diventa scorciatoia verso una
scuola di partito, o di setta, o di chiesa. Sono argomentazioni di una
stupefacente attualità, oggi resa ancor più bruciante per il fatto che il
sistema dell’istruzione in Italia sembra periodicamente riavvolgersi intorno
agli stessi problemi irrisolti.
E il non averli mai definitivamente risolti fa, di questi appassionati e lucidi
interventi sulla Scuola lontani mezzo secolo, scritti con l’eleganza
letteraria e la sapienza di uno dei padri più nobili della Costituzione, anche
una specie di lente per rileggere la storia d’Italia.
Un memorandum. «L’analisi di Calamandrei – scrive Tullio De Mauro
nell’Introduzione – si impone oggi come ieri.
Passa attraverso la capacità di promuovere una istruzione che rialzi in tutta
la società i livelli di cultura, la possibilità di realizzare una compiuta
democrazia che dia a tutte e tutti una effettiva pari dignità».
L'autore
Piero Calamandrei (Firenze 1889-1956) giurista insigne e uomo
politico antifascista e dell’Italia repubblicana, fu anche poeta, pittore e
scrittore.