.«Il
sabato pomeriggio era festa, festa fascista.
Tutti i giovani come me dovevano andare in piazza
a fare l’esercitazione con il fucile di legno.
Io non sopportavo di fare il cretino.»
.
A diciannove anni,
Giorgio Ferrero lascia la Facoltà di Ingegneria di Torino e sale sulle Alpi
liguri a fare il partigiano. Un brutto Natale viene arrestato e deportato a
Mauthausen e poi nel sottocampo di Ebensee.
Gli fanno fare il manovale comune, a spostare pietre. Poi scoprono che sa
usare gli esplosivi – quelli degli attentati antifascisti – che adesso
servono ai nazisti per la costruzione di gallerie, e lo fanno diventare un
Technik Arbeit, un operaio specializzato.
Dopo la Liberazione, da vero pioniere, trova un po’ di pace
lavorando alle trivellazioni del petrolio in Arabia. Là nessuno sa, nessuno
fa domande. La vita ritrova un senso.
Più di sessant’anni dopo, Giorgio racconta la Resistenza, il lager, il
dopoguerra ai ragazzi di una quarta liceo, che decidono di scrivere la sua
storia. Ricordare è una fatica estrema, ma l’interesse delle nuove
generazioni porta alla luce la verità: gli orrori del lager, la rivolta dei
deportati contro gli aguzzini dopo la Liberazione, cruda come la prigionia.
Il progetto del liceo Amaldi di Orbassano (Torino) è stato premiato
all’edizione 2008 del concorso nazionale «Eustory», indetto dalla
Fondazione per la Scuola della Compagnia di San Paolo di Torino
Gli autori
Paola
Albertetti è
insegnante di Lettere presso il liceo scientifico Amaldi di Orbassano, in
provincia di Torino.
Stefano
Bertolotto, Nadia Orecchio e Alessandro Tollari,
ex allievi del liceo Amaldi, sono studenti della Facoltà di Lettere e
Filosofia dell’Università di Torino
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