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Nella storia del concetto di causa
Spinoza è generalmente accostato a Descartes. Benché abbia il merito di
focalizzare una fonte influente, il riferimento alla filosofia cartesiana
non offre tuttavia un quadro esauriente per l’analisi della concezione
spinoziana della causalità.
Questo libro studia la strategia, articolata e complessa, che conduce
l’autore dell’Etica, attraverso la rielaborazione di tradizioni
filosofiche eterogenee (tra le quali la seconda scolastica e il
neostoicismo), a definire una teoria innovativa della conoscenza, fondata su
due concetti cruciali: la causa e le nozioni comuni.
Le «nozioni comuni» costituiscono la condizione strutturale della
conoscenza razionale quale partecipazione del singolare all’essere di Dio;
il nesso causale opera quale forma logica «adeguata» alle relazioni tra le
idee, i corpi, gli individui e i soggetti sociali. In questa prospettiva non
sono la volontà né le idee morali a muovere i comportamenti, bensì la
necessità naturale, che determina sia le idee e gli stati affettivi degli
uomini, sia le scelte collettive e l’agire dei popoli.
Ricostruendo il contesto genetico della filosofia
spinoziana, il libro mette in risalto la rilevanza di Spinoza nella
riformulazione, in chiave laica e secolarizzata, dei rapporti tra scienza,
religione ed etica
L'autore
Francesco Cerrato è dottore di ricerca in
filosofia e attualmente assegnista presso il Dipartimento di Filosofia
dell’Università di Bologna. Oltre che di filosofia seicentesca (The
Influence of Pierre de la Ramée at Leiden University and on the
Intellectual Formation of the Young Spinoza, «Studia Spinozana», 15,
1999), si occupa di filosofia francese contemporanea (Deleuze e il
Canone, curato in collaborazione con Manlio Iofrida e Andrea Spreafico,
Firenze 2008).
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