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Dopo
la prima guerra mondiale - che portò al fronte 65 milioni di uomini e terminò
con 8 milioni e mezzo di morti, di cui 670.000 italiani - anche il nostro
paese dovette affrontare problemi nuovi e drammatici come la difficile
riconversione industriale e il ribellismo degli operai e dei contadini che,
attratti dal mito della Russia di Lenin e non più disposti a sopportare le
miserevoli condizioni di vita di un tempo, occuparono le fabbriche e le
terre.
Si aprirono così per l'Italia quattro anni di strisciante guerra civile che
vedranno crescere il consenso al movimento fascista, sostenuto dalla maggior
parte degli industriali e degli agrari, fino a quell'ottobre 1922 in cui la
sinistra fu sconfitta e a Benito Mussolini, uomo dotato di indubbio
magnetismo nonché abilissimo e spregiudicato giocatore, venne consegnato il
potere.
Narrando in forma di diario, giorno per giorno, ora per ora, i fatti più
importanti di quel mese, Raffaello Uboldi illustra le ragioni note e segrete,
le paure e le speranze, il coraggio e le viltà dei protagonisti della marcia
su Roma.
All'accurata ricostruzione del clima sociale e politico di quei giorni - i
partiti di sinistra in crisi e accecati da diatribe ideologiche, indifferenti
al destino di una democrazia "borghese" e in attesa messianica
della rivoluzione "ineluttabile", una classe dirigente
liberal-democratica incapace di garantire al paese un governo stabile,
l'esercito allo sbando, gli intrighi all'ombra del trono - si alternano i
ritratti dei principali attori del dramma che si va consumando: Mussolini e
Vittorio Emanuele III, impegnati in un dialogo a distanza che si conclude con
il rifiuto del re a firmare il decreto di stato d'assedio per arginare il
sovvertimento fascista, e poi Nitti, Giolitti e il primo ministro Facta,
convinti di poter istituzionalizzare il fascismo e puntualmente beffati.
Ma anche dei personaggi minori: il "generalissimo" Diaz, il
grand'ammiraglio Thaon di Revel, la regina madre Margherita, i quadrumviri
Bianchi, De Vecchi, De Bono e Balbo, fedelissimi sebbene pronti a pugnalare
alle spalle, in caso di fallimento, il loro capo. E infine d'Annunzio, con le
sue ambiguità e i suoi eccessi, e il coraggioso generale Emanuele Pugliese,
deciso a difendere Roma e brutalmente messo da parte.
Un libro che ci mostra come un colpo di stato,
destinato sulla carta al più clamoroso fallimento, abbia invece avuto
successo e come si siano mossi i principali artefici degli eventi che
aprirono le porte del potere all'uomo che imporrà al nostro paese vent'anni
di dittatura.
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