. Il
piccolo re, il grande dittatore, novanta ore di cinismo e di incapacità
sufficienti per azzerare uno Stato. Marco Patricelli racconta l’incredibile
e grottesca sequenza di eventi che dal 9 al 12 settembre 1943 sconvolse
l’Italia e la consegnò a un destino di macerie. .
«La colonna di sette automobili aveva già lasciato Roma illuminando le
strade ancora buie e deserte con la luce azzurrognola dei fari schermati.
Vittorio Emanuele, la regina Elena, il generale aiutante di campo del re e il
tenente colonnello Buzzaccarini erano a bordo di una Fiat 2800 nera, guidata
dall’autista che faceva incredibilmente sfoggio del guidone reale: noblesse
oblige, ma a nessuno viene in mente che la nobiltà vorrebbe ben altro
contegno che una fuga nell’oscurità.»
È così, alle prime luci del 9 settembre 1943, ad armistizio appena
proclamato, che il re abbandona la Capitale per fuggire al sud, lontano dalla
vendetta tedesca. In Italia intanto si spara e si muore. Tra quell’alba e
il pomeriggio del 12 settembre il Paese si disgrega e precipita nel caos di
un vuoto istituzionale senza precedenti.
In meno di quattro giorni, e nel raggio di pochissimi chilometri, si compiono
due fughe eccellenti: quella tragicomica del re dal porto di Ortona, in
Abruzzo, e quella rocambolesco-spionistica di Benito Mussolini dalla prigione
dove è stato rinchiuso, sul Gran Sasso.
Questa è la storia di quelle fughe, delle loro conseguenze e della
vigliaccheria di chi poteva e doveva agire diversamente.
Sommario
- I. Il re in fuga da Roma
- II. Mussolini in fuga da Campo Imperatore
- Epilogo. Memoria condivisa e memoria manipolata
- Bibliografia - Indice dei nomi
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