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Verso una teologia della creatura a partire da una novella di Pirandello .
Una
teologia della creatura oggi non può non guardare, a occhi spalancati,
dentro il cuore pulsante del vivente. L’idea che un filo d’erba possa
vibrare di sensibilità entrando in viva relazione con il mondo umano emerge
dalla novella di Luigi Pirandello, Canta l’Epistola.
E solo una teologia come quella
di Paolo De Benedetti è capace di cogliere la creaturalità di una bellezza
deperibile e inerme come quella di un filo d’erba. Non in virtù di una
sensibilità ecologica estesa anche alle cose inanimate – un sentimento pur
lodevole che oggi però è abbastanza diffuso, almeno nelle anime più
avvertite – ma in virtù di una precisa lettura della Parola biblica, che
interpreta la storia a partire dal basso, dall’infimo, dal perdente.
L'autore
PAOLO
DE BENEDETTI
è docente di Giudaismo presso la Facoltà Teologica dell’Italia
Settentrionale di Milano, e di Antico Testamento presso gli Istituti di
Scienze Religiose dell’Università di Urbino e di Trento
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