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BONVESIN DE LA RIVAle meraviglie di milanoFONDAZIONE LORENZO VALLA |
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Note di Copertina "Mi sono accorto che non soltanto gli stranieri, ma anche i miei stessi concittadini dormono, per dir così, nel deserto dell'ignoranza, e non conoscono le meraviglie di Milano." Così Bonvesin nell'introduzione al De magnalibus Mediolani, la più originale fra le sue opere, composta nel 1288. Non una cronaca, ma un'esaltazione della città: secondo modelli tradizionali, eppure innovativa perché basata sull'osservazione della realtà quotidiana. Per cercare ciò che gli serve, l'autore rilegg e le cronache medievali, fruga nei libri ufficiali dell'arcivescovato, studia i trattati di diritto canonico, apre i registri del comune; ma soprattutto gira, osserva, misura, domanda. E quando trova le notizie che cerca, le organizza dividendole fra quanto vale a celebrare la città nei suoi pregi di natura materiale, per la sua posizione, le sue costruzioni, i suoi abitanti, la sua ricchezza, e quanto in quelli di natura morale, per la sua forza, la sua fedeltà, la sua libertà, la sua nobiltà. Farsi porta re in giro da Bonvesin per la Milano medievale - una Milano dove le ultime istituzioni comunali stanno lasciando il posto alla potente signoria dei Visconti - è un'esperienza avvincente. Lo scrittore ci conduce sulla torre comunale ad ammirare le mura, il fossato, le porte, le strade, le piazze, il broletto, le chiese, i campanili, i giardini; ci presenta i Milanesi, tutti simpatici, cordiali, onesti, devoti, di bell'aspetto e dolce linguaggio, intenti alle loro occupazioni intellettuali o artigiane; ci fa visitare botteghe e mercati ricolmi di prodotti di ogni genere, frutti di una campagna opulenta e del lavoro dell'uomo. Ci accompagna ad assaggiare l'acqua di Milano, quant'altre mai buona e abbondante, e i suoi vini di ogni tipo e sapore; ci porta nei forni e nelle armerie della città, e con lui girovaghiamo fra i prati, i fiumi e i laghi del contado, nella miriade di ville e di borghi che popolano la pianura. Lo ascoltiamo raccontare le imprese e le vittorie passate della città, e lo perdoniamo quando si esalta a magnificare i piccoli eroi locali o dà credito a improbabili dicerie campanilistiche, come quella delle sorgenti così fredde da spaccare i bicchieri o delle pozze che per fecondità di natura generano pesci. Una passeggiata straordinaria e ricca di sorprese, che può essere gustata senza difficoltà anche dal lettore d'oggi. Dall'anticipazione: Opera di straordinario interesse scritta in latino intorno al 1288, "De magnalibus Mediolani" non è una cronaca ma un"'esaltazione della città": un genere letterario piuttosto diffuso nel Medioevo che proprio con Bonvesin acquista caratteristiche del tutto nuove. Al tradizionale encomio retorico si affianca infatti una più concreta dimostrazione argomentativa, basata su dati materiali ricavati in parte da cronache medievali e dalla "Stona dei Longobardi" di Paolo Diacono, ma soprattutto dall'osservazione e da una minuziosa indagine sul campo. In ciascuno degli otto capitoli in cui è divisa t'opera Bonvesin si dedica a dimostrare l'eccellenza di Milano sotto un diverso profilo, e nella sua indagine si fa accompagnare dal lettore in lungo e in largo per la città e il contado, a incontrare la gente, a vedere luoghi, edifici, attività, oggetti. In questo modo, il "De magnatibus" si rivela una preziosissima fonte per la conoscenza della Milano del Duecento e, più in generale, delle città italiane nella delicata fase di passaggio fra il Comune e la Signoria. Singolare anche la vicenda dell'opera, misteriosamente scomparsa dalla scena letteraria nel corso del Quattro cento e considerata irrimediabilmente perduta fino alla fine dell'Ottocento, quando a Madrid ne venne rinvenuto casualmente un manoscritto. I libri dell'editore FONDAZIONE LORENZO VALLA |
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Data ultimo aggiornamento: Martedi' 14 aprile 2009