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Se la terribile vicenda della persecuzione degli ebrei d'Europa perpetrata dalla Germania nazista
e dai suoi alleati è ben documentata, soprattutto nella sua fase finale consumatasi
nei campi di sterminio durante la seconda guerra mondiale, meno nota è la realtà
dell'ebraismo nel Vecchio Continente, in particolare in Polonia e nelle regioni orientali,
nonostante la sua rilevanza dal punto di vista storico e culturale.
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Di fronte alla morte imminente ci fu chi intuì, con incredibile lucidità, quello che sarebbe stato il perverso effetto del genocidio: il "dopo" avrebbe cancellato il "prima", l'orrore avrebbe divorato anche la storia e le biografie di coloro che sarebbero stati ricordati solo come "vittime ", confermando così definitivamente la prospettiva prefigurata dai persecutori.
A smascherare questo diabolico disegno dedicarono le loro ultime energie un gruppo di uomini e donne del ghetto di Varsavia che contribuirono alla realizzazione
dell'Oyneg Shabes, un archivio segreto creato nel 1940 dallo storico
Emanuel Ringelblum.
Persone molto diverse tra loro per cultura ed estrazione sociale, fiaccate dalla fame e dalle malattie, colpite in modo atroce negli affetti e tormentate da domande senza risposta, collaborarono alla raccolta di ogni genere di testimonianza che documentasse in dettaglio non solo le disumane condizioni di vita imposte dalle forze di occupazione tedesche, ma anche la disperata lotta combattuta dagli ebrei per continuare a vivere.
Protagonista assoluto di queste carte, che vennero sepolte
in bidoni e scatole di latta in due momenti diversi (agosto 1942 e febbraio 1943) affinché non cadessero nelle mani dei carnefici e poi faticosamente ritrovate nel dopoguerra, è il ghetto, raccontato e analizzato con eroica onestà in tutti i suoi aspetti: la difesa a oltranza della dignità personale, i gesti di solidarietà e di coraggio, l'organizzazione della resistenza armata, ma anche gli abissi di miseria morale e materiale, il tradimento degli amici, la collusione con il nemico. Ed è proprio la varietà e il concentrato di valori e umori di questo inferno
claustrofobico, concepito e gestito come un mostruoso esperimento di laboratorio da condurre sulla carne viva di uomini e donne, vecchi e bambini, che apre la via alla comprensione della lunga e complessa storia che l'ha preceduto.
Contro lo stereotipo dell'"eterno ebreo" diffuso dalla propaganda antisemita, oltre le raggelanti immagini dei lager in cui rischia di riassumersi tutta la loro esistenza, in queste pagine gli abitanti del ghetto, a più di sessant'anni dalla morte, riprendono la parola per spiegare perché furono costretti ad affidare alla terra la speranza che le loro vite fossero ricordate. : |