"Come dovrebbe essere noto, in modo particolare a un istituto del vostro standing, esiste da parte degli Usa un embargo nei confronti della Siria. Pertanto, sussiste la necessità di omettere l’indicazione della banca/paese di provenienza dell’ordine di trasferimento. Siamo certi di una vostra sollecita e fattiva collaborazione per la sistemazione di quanto accaduto." Unicredit sgrida via telex Intesa Sanpaolo.
Tavolo verde. La pallina gira, il croupier alza gli occhi pronto ad annunciare il numero vincente. I vincitori sono sempre loro, i banchieri. I signori che puntano i 1395 miliardi di euro dei risparmiatori italiani e che non restano mai a mani vuote. Quali sono le regole del gioco?
La fortuna è davvero bendata o, beffarda, la sua mano fruga solo nelle tasche dei correntisti?
Dallo scandalo Cirio e Parmalat in poi le banche infestano i portafogli di titoli spazzatura e, mentre si concedono con il contagocce a chi non ha santi in paradiso, largheggiano con le imprese decotte ma con
«agganci giusti». Se il credito concesso non torna indietro, viene rimpacchettato e riproposto come merce nuova alla cara vecchia clientela.
E il cerchio si chiude.
Dal salvataggio di AirOne nascosto tra le pieghe di quello di Alitalia alle incredibili avventure di Romain
Zaleski, passando per storie misconosciute come il crac di Opengate, La Veggia e
Parmatour, Francesco Bonazzi e Bankomat svelano le vere regole del gioco, quelle per cui nessuna banca resta mai con il cerino in mano.
Incroci incestuosi,
conflitti d’interessi, inettitudine professionale, autoreferenzialità dei vertici. Un’impunità pressoché totale.
Attraverso il racconto dei loro peccati capitali ecco l’altra faccia dei nostri banchieri. Il potere forte della nazione, davanti al quale si piegano politici,
industriali, magistrati, giornalisti… E la pallina continua a girare: «Les jeux sont
faits, rien ne va plus». M |