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Un'intervista al preside delle Scuole ebraiche di Roma sul significato e il culto del sabato per gli ebrei.
Memoriale della creazione e della libertà – e per questo cuore della vita ebraica – il sabato
(Shabbat) acquista nelle parole di rav Benedetto Carucci Viterbi il sapore di una conoscenza che cerca di dar conto di quale sia il rapporto di Dio con le sue creature, di quale “progetto” abbia Dio stesso per tutta l’umanità.
Rav Carucci Viterbi si addentra nel significato dei versetti
biblici, nei movimenti della vita quotidiana, nella sapienza di maestri antichi e moderni, per cercare di avvicinare il lettore alla complessità della celebrazione del sabato, ma anche alla sua assoluta centralità nella vita degli ebrei di tutti tempi.
L’immagine, proposta da Abraham Joshua
Heschel, del sabato come di una «architettura del tempo» è sufficiente a farci comprendere anche l’insegnamento antiidolatrico racchiuso nell’idea del sabato. Le pietre si consumano, le case costruite sulla terra sono destinate a crollare, a ritornare polvere. Sulla polvere non è possibile edificare qualcosa di eterno. Pretendere di farlo sarebbe sovvertire l’ordine delle cose, idolatrare lo spazio.
Il sabato, dice Heschel, è fatto «per celebrare il tempo», non per idolatrare un luogo.
L'autore
BENEDETTO CARUCCI VITERBI è preside delle Scuole ebraiche di Roma e insegnante del Corso di laurea in Studi ebraici del Collegio rabbinico di Roma. Tra le sue opere: Il qaddish
(Marietti 1
992); Rabbi Aqivà (Morcelliana 2009).
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