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Una bambina dorme nella sua cameretta, il peluche stretto tra le braccia. Il padre è uno scrittore, dalla stanza accanto la veglia, e intanto scrive.
Le scrive una lunga lettera commossa e sincera, per tenerla ancora un poco accanto a sé, per scongiurare la paura più grande: perderla da un momento all'altro e senza rimedio.
Scrive per lasciare a lei, ancora così piccola, tutti i ricordi più belli di ciò che ha amato perdutamente e insieme per cercare di proteggerla dal mondo, dalle paure che incontrerà, dalle delusioni e dalla tristezza; per insegnarle che la vita è fatta di eccezioni e novità, di un¿improvvisa scommessa sul fatto che niente di noi morirà, niente di noi sarà stato inutile.
Le racconta i propri amori e le illusioni più brucianti, l'entusiasmo assoluto per la parola poetica che lo portò a recitare Pascoli in un treno notturno davanti a una folla di immigrati rimasti a bocca aperta. Le racconta i libri che lo hanno fatto innamorare, gli amici cari che sono morti e i grandi maestri che gli hanno lasciato in dono l'insegnamento della grazia e della passione.
Con parole struggenti le regala il ricordo della Roma esuberante e spensierata della sua giovinezza, di quadri e opere d'arte ammirati in pomeriggi d¿estate mentre camminava nelle strade assolate della provincia stringendo per mano una donna amata moltissimo.
Con uno stile delicato e intensamente poetico, Arnaldo Colasanti mette in scena le paure, i sogni, le memorie e quello che c'è di più vero
in ogni vita.
In queste pagine la letteratura e l'arte smettono di essere produzioni astratte ma si fanno presenti e vive, autori e personaggi di romanzo prendono vita e diventano compagni di un dialogo appassionato. Un racconto che colpisce al cuore con la forza dell'amore paterno e incanta con l'intreccio di ricordi e storie indimenticabili.
Nella convinzione che l'unica eredità possibile da tramandare ai figli è quella delle cose che amiamo, di tutto quello che siamo stati.
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