L'opera che ha inaugurato la decostruzione. Un classico della filosofia contemporanea
«Durante gli anni che seguirono, circa dal 1963 al 1968, cercai di dare forma - in particolare nei tre lavori pubblicati nel 1967 - a ciò che non doveva in alcun modo essere un sistema, ma una specie di dispositivo strategico aperto sul suo proprio abisso, un insieme non chiuso, non chiudibile e non totalmente formalizzabile di regole di lettura, d’interpretazione, di scrittura...». Così confessa
Derrida; gli
anni a cui egli si riferisce sono quelli dominati dallo strutturalismo e dalle indagini sulla natura del segno, sullo statuto del testo, sul rapporto tra linguaggio e potere.
Con i tre volumi ricordati La voce e il fenomeno, Della grammatologia (trad. it. Jaca Book, 1968 e 1969) e La scrittura e la differenza (trad. it.
Einaudi, 1971), il filosofo intervenne in questo dibattito cercando di individuare, all’interno di un sistema che finisce sempre per concepirsi come chiuso e autosufficiente, le
tracce di quelle contaminazioni che, più che distruggerlo, lo decostruiscono e così facendo anche lo aprono e lo sollecitano verso una scena - in verità la stessa all’interno della quale ogni esperienza umana fin da principio drammaticamente si muove - che non è mai stata e mai potrà essere concepita come una mera struttura.
In queste pagine, attraverso un confronto serrato con la fenomenologia di
Husserl, le ragioni di una simile sollecitazione sono individuate con un’originalità e un rigore t
ali da rendere La voce e il fenomeno un classico della filosofia contemporanea.
|