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Che si parli di Ogm, cellule staminali o situazioni di fine vita, il dibattito pubblico sembra prigioniero di uno schema consolidato. Da un lato i fautori di uno sviluppo illimitato della
tecnoscienza; dall'altro, coloro che invocano un argine all'invasione di campo della ricerca in ambiti tradizionalmente appannaggio di scelte e pratiche sociali, politiche o religiose.
Paradossalmente i due fronti condividono un medesimo pregiudizio. Entrambi considerano scienza e società come entità
internamente compatte, rigidamente separate e reciprocamente impermeabili. Alla scienza spetta di mettere continuamente sul tavolo nuove proposte, che la società attende al varco per boicottarle. In realtà i frequenti cortocircuiti tra discorso scientifico e opinione pubblica, tra le priorità della ricerca e le aspettative di cittadini e consumatori erodono i confini tra scienza e società evidenziando le divisioni entro i rispettivi fronti: si pensi ad esempio alle discussioni su temi quali il clima
, l'energia nucleare o la biomedicina.
E' questo intreccio - qui illustrato in una stringente argomentazione - ad alimentare l'antagonismo fra scientisti e
antiscientisti, in un illusorio gioco delle parti che impedisce di cogliere e di valorizzare pienamente le sfide della
tecnoscienza.
L'autore
Massimiliano Bucchi insegna Scienza, Tecnologia e Società all'Università di Trento.
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