MMMM
Di Hernán Cortés, uno dei più celebri conquistadores il cui nome è indissolubilmente legato alla storia del Messico, si conosce ben poco. Già l'infanzia e la giovinezza rimangono avvolte nel mistero, tanto sono scarse, frammentarie e contraddittorie le notizie che ci sono pervenute.
La cosa certa è che nacque a Medellín, in Estremadura, da una famiglia di
hidalgos, il gradino più basso della nobiltà dell'epoca, e che incarnò i pregi e i difetti tipici della sua condizione sociale e della Spagna
del tempo: orgoglio di casta, ambizioni e virtù militari, sete di potere e pregiudizi razzisti.
Chi fu, dunque, Hernán Cortés?
Un avventuriero senza scrupoli, animato solo da spirito di rivalsa?
Un uomo colto (pare fosse laureato in giurisprudenza), affascinato dall'idea di scoprire terre inesplorate?
O un fedele soldato, disposto a sacrificare la propria vita per convertire nuove popolazioni alla fede del suo cattolicissimo re?
In quella che può senz'altro essere definita la biografia
più esauriente di Cortés e il racconto più dettagliato della Conquista, Juan Miralles tenta di dare una risposta a tutte queste domande, rifuggendo i luoghi comuni o le comode interpretazioni a posteriori e lasciando spesso la parola ai cronisti, alcuni dei quali (in particolare Bernal Díaz del Castillo e Bartolomé de Las
Casas) vissero insieme al conquistador le vicende più esaltanti - o più tragiche - della vittoriosa spedizione spagnola oltreoceano.
Sono loro a descrivere, sia pure con voci n
on sempre concordi, il primo, sconvolgente impatto della cultura europea con un territorio di misteriosa bellezza ma pieno di insidie e con civiltà tanto crudeli quanto evolute, nonché le sanguinose battaglie che decimarono gli indios e inflissero pesanti perdite agli invasori. Sono loro a rivelarci particolari inediti sulla vita sentimentale del condottiero spagnolo, sul suo stile di comando, sui suoi rapporti con subalterni e superiori, e su alcuni straordinari personaggi come l'imperatore azteco Motecuhz
oma, che Cortés fece prigioniero ma per il quale non nascose la propria ammirazione.
Se queste pagine sono destinate a mettere in discussione il consolidato stereotipo del conquistador mercenario avido e spietato, è soprattutto perché Miralles ne indaga a fondo, forse per la prima volta, il profilo più strettamente personale e privato, la storia familiare, le gioie, le amarezze, le immancabili fragilità, e soprattutto la triste fine.
Inappagato nelle proprie aspirazioni di potere, inviso alle
autorità politiche e religiose del suo paese, abbandonato dagli amici e ignorato persino dai nemici, Cortés morì solo, senza onori né gloria, come una qualsiasi delle sue innumerevoli e ignote vittime.
|