Nell'Italia comunale del XII e del XIII secolo la guerra è un'attività professionale che coinvolge in modo permanente la "militia". Composta in larga parte di proprietari terrieri, ma aperta a chiunque potesse permettersi un cavallo, la "militia" costituisce lo strato superiore della società cittadina.
Essa prospera sui benefici derivati dalla guerra, mostrando di possedere una forte coesione interna, e instaura, con i consoli, un sistema di dominazione che dura fino agli inizi del Duecento, all
orché viene sconfitta da nuovi ceti raccolti sotto il nome di "popolo". Fortuna rapida e ancor più rapida caduta, che si spiega non solo con l'emergere di nuove forze nelle città, ma anche come inevitabile conseguenza di una cultura dell'odio e della violenza di cui i "milites" erano portatori.
L'uso diretto di fonti archivistiche così come il riferimento alla più recente storiografia sull'età comunale consentono all'autore di delineare un'immagine radicalmente nuova della "militia", e di proced
ere quindi a una rivisitazione completa delle pratiche più tipiche della società comunale e del suo sistema politico, nel periodo che va dal regime consolare al regime podestarile.
L'autore
Jean-Claude Maire Vigueur insegna Antichità e istituzioni medievali nella Facoltà di Lettere e filosofia dell'Università di Firenze.
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