La dimensione del sacro nell'orizzonte contemporaneo
«Usciamo da un periodo - quello che i sociologi chiamano della ‘secolarizzazione’ - in cui la religione non era certo morta, però si nascondeva dietro sostituti mutuati dal mondo profano; il culto delle stelle dello spettacolo prende il posto del culto dei santi, le nuove mitologie dei mass media si sostituiscono a quelle delle Chiese antiche (Karl Marx ne aveva già preso coscienza, benché al suo tempo esistesse soltanto il mondo dei giornali); oppur
e si dissimulava dietro la valorizzazione dell’eroe sacrilego (Prometeo, Icaro, Axion e, con la psicanalisi, Edipo), ma, naturalmente, non c’è sacrilegio senza postulare al contempo un sacro contro cui si lotta. Oggi tuttavia tutti questi surrogati di religione elaborati dalla società dei consumi o dalla psicoterapia analgesica fanno l’oggetto di una contestazione crescente.
Allora permettetemi di vedere in queste esperienze di sacro selvaggio, anche se ancora maldestre, la volontà di riprendere
il gesto di Mosè quando colpiva con la sua verga - anche se in essa gli psicanalisti vogliono vedere soltanto una verga fallica - il suolo arido per farvi scaturire l’acqua che fa rifiorire i deserti».
|