Fra le opere inedite conservate nell’Archivio di Giovanna Zangrandi (1910-1988) di Pieve di Cadore Silenzio sotto l’erba ci narra un percorso di formazione della scrittrice, dall’infanzia alla resistenza, osservato sia dall’esterno, attraverso il succedersi dei fatti, che dall’interno, attraverso le riflessioni dell’intimo. Per l’Autrice, narrare non è solo un modo di testimoniare gli eventi storici vissuti, ma è una pratica terapeutica volta ad arginare quel fiume di dolore che è sepolto nell’intimo.
La Zangrandi,infatti, in questo romanzo parla di sé e dell'esperienza partigiana all'interno di una storia in cui il protagonista è il figlio di Sabina Brusaz. L'idea di un ciclo, che rimanda alla poetica del naturalismo, era stata prospettata da Guido Lopez su una rivista Mondadori, che nel recensire positivamente i Brusaz, aveva rilevata la mancata corrispondenza tra il titolo,che fa supporre che si tratti di una storia familiare, e la trama, incentrata su un personaggio femminile.
Silenzio sotto l'erba si propone ,dunque, contemporaneamente sia come proseguimento della trama dei Brusaz che come romanzo a tematica reesistenziale.
La scena si apre durante l'epoca della clandestinità, con il protagonista, Guido, dal nome di battaglia Caino, ricercato dai tedeschi, che viene rinchiuso dai compagni in un bunker scavato sotto la terra e ricoperto d'erba.
Da qui il titolo iniziale, Bunker sotto l'erba, poi trasformato in Silenzio sotto l'erba
Nella solitudine del rifugi
o, immerso nell'oscurità, il protagonista individua come rimedio per sopravvivere e non impazzire quello di ripercorrere con la memoria gli eventi della sua esistenza, dall'infanzia alla lotta partigiana
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