Cambridge, 1965. Due ragazzi si conoscono e si innamorano.
Lei è Sonia Maino, italiana nata da una famiglia semplice. Lui è Rajiv Gandhi, figlio di Indira e nipote del Pandit Nehru, il fondatore, insieme al Mahatma Gandhi, dell’India moderna. I due si sposano, Sonia indossa un sari rosso – il colore delle spose indiane –, quello stesso sari filato e tessuto in carcere da Nehru per le nozze della figlia Indira.
Nel 1984 Indira, al suo secondo mandato come primo ministro, perde la vita in un a
ttentato.
Le succede il figlio.
La tragedia incombe: nel maggio del 1991 Rajiv viene assassinato da un commando delle Tigri Tamil. Nel 1995 avviene l’impensabile. Sonia, mai mossa da ambizioni politiche, vissuta sempre all’ombra del marito e della suocera, accetta il ruolo di leader del Partito del Congresso.
Quattro anni dopo, verrà eletta in Parlamento e porterà alla vittoria il suo schieramento nelle elezioni del maggio 2004 e 2009.
Sonia Maino diventa una delle donne più infl
uenti del pianeta, conservando il suo obiettivo iniziale: la lotta alla povertà. Si fonderà con il suo nuovo paese, e l’India prodigiosa, che adora milioni di divinità, che parla ottocento idiomi e vota cinquecento partiti politici, la trasformerà in una dea.
Con una scrittura epica e carica di sensualità, sulla scia di Stanotte la libertà di Dominique Lapierre e Larry Collins, Javier Moro ricostruisce nel suo Sari rosso la storia memorabile e appassionante dell’«italiana» diventata «figlia dell’
India».
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