Nel 1939 in una grotta sul promontorio del Circeo viene ritrovato per puro caso un cranio di Homo Neanderthalensis. Ben conservato ma con tracce di mutilazioni, una vicino all'orbita oculare destra e una intorno al forame occipitale, il punto in cui il cranio si congiunge alla colonna vertebrale. All'epoca il primo studioso dei resti, il professore A.C. Blanc, ipotizza la tesi del cannibalismo rituale, un uomo mangiato da altri uomini durante celebrazioni magico-religiose. Viene smentito cinquant'an
ni dopo, in un convegno del 1989 in cui studiosi arrivati da tutto il mondo concordano nel dire che quella grotta era stata la tana di una iena e che fosse stata lei a mangiare il cervello dell'uomo di Neanderthal.
«Ma non pare un po' strano che una iena all'improvviso, dopo migliaia e migliaia d'anni che s'è portata solo animali, un giorno finalmente si porta a casa un cranio umano, gli allarga il foro occipitale per mangiarsi il cervello esattamente come fanno anche i cannibali (e fin qua non
ci sarebbe ancora molto di strano), ma poi ci fa un cerchio di pietre intorno, ci lascia cadere il cranio ed in quel preciso e stesso istante scatta la frana e viene giù tutto il Circeo come nell'Isola misteriosa di Jules Verne? E chi era, Capitan Nemo quella iena? Non ti pare che ci sia pure qualche casualità di troppo, per potersi parlare solo di casualità?»
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