"Gli errori e gli eccessi economici del recente passato vanno ascritti principalmente alla confusione regnante nell'ambito del linguaggio e del pensiero.
Un linguaggio chiaro è lo strumento di un pensiero chiaro", scrive Fredmund Malik in questo libro pamphlet fuori dal coro, che invita i manager a non cadere vittime di errori, falsi miti e dogmi che spesso si diffondono nel management come veri e propri virus.
Molte fra le più diffuse parole d'ordine manageriali (dalle classiche vis
ion, crescita e leadership) celano concetti sbagliati, utilizzati un po' per moda, un po' per malcostume, un po' per carenza di formazione, che in certi contesti diventano addirittura pericolosi. Parole che negli ultimi anni sono state impiegate così sovente nel management da diventare degli standard concettuali, mentre i loro significati sono assurti a idee (sbagliate) dominanti.
"Senza confusione lessicale non avremmo avuto le stupidaggini della New Economy," scrive Malik, "né sarebbe
stato possibile lo spettro dello shareholder value, responsabile di uno dei più giganteschi errori nell'allocazione delle risorse economiche. Non si sarebbero nemmeno verificati la manipolazione budgetaria e i falsi in bilancio cui abbiamo assistito su scala colossale, né sarebbero state confuse le start-up di Borsa con l'autentica innovazione".
Un linguaggio chiaro è invece il presupposto di un pensiero chiaro, fatto di varietà di prospettive e di sano scetticismo, indispensabili per
orientare con realismo una buona azione manageriale.
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