Pellegrinaggio in Inghilterra recita il sottotitolo.
E di un viaggio solitario si tratta, d'estate e per lo più a piedi, nel Suffolk, dove Sebald visse sino all'ultimo: in uno spazio delimitato da mare, colline e qualche città costiera, attraverso grandi proprietà terriere in decadenza, ai margini dei campi di volo dai quali si alzavano i caccia per bombardare la Germania.
Viandante saturnino, Sebald ci racconta – lungo dieci stazioni di un itinerario che è anche una fuga – gli incontri con i
nterlocutori bizzarri, amici, oggetti, in cui si rispecchia quella «storia naturale della distruzione» che scandisce il cammino umano e il susseguirsi degli eventi naturali.
E ci racconta di altri vagabondaggi ed emigrazioni, di cui la sua vicenda personale è estrema eco: quelli di Michael Hamburger, poeta e traduttore di Hölderlin, profugo dalla Germania; di Joseph Conrad, che nel Congo conosce la malinconia dell'emigrato e gli orrori del paese di tenebra; di Chateaubriand, esule in Inghilterr
a; di Edward FitzGerald, eccentrico interprete della lirica persiana, una di quelle figure ascetiche, capaci di vivere con poco e nulla, a noi familiari dagli Emigrati ad Austerlitz.
Si inframmezzano squarci della storia antica e d'oggi (le efferatezze del Celeste Impero, le violenze della Seconda guerra mondiale) a far da contrappunto a terremoti, diluvi, catastrofi della natura o alle sofferenze inflitte da un'economia rapace. Pellegrinaggio e insieme labirinto, nella migliore tradizione seba
ldiana: ma a guidare scrittore e lettore vi è un filo.
Un filo di seta: la storia della sericoltura che, muovendo da Thomas Browne, percorre carsica gli Anelli di Saturno. Nelle sue tappe Sebald declina, attraverso una narrazione dotta e visionaria, l'endiadi di lusso e sofferenza – con la vaga speranza che vi sia sopravvivenza nella metamorfosi e nel bello.
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