"La vita nello Spirito di Gesù Cristo
è un’avventura quotidiana.
Non sono più io che dirigo la barca
così spinta dal soffio dall’alto;
il timoniere si chiama Gesù Cristo
e per niente al mondo vorrei portagli via il timone".
Scritta sotto forma di intervista, la testimonianza di padre Verlinde percorre la sue esperienza di ricerca di “senso”, per dare uno scopo profondo alla vita. Questa ricerca lo conduce alle pratiche ascetiche orientali che lo porta in India come discepolo del guru Maharishi Mahesh Yogi, approfondendo così la filosofia religiosa induista e buddista.
Ma l’esperienza dell’annientamento dell’”io” personale in un “sé” divino impersonale, suscita in lui alcune domande fondamentali:
Che significato
ha una felicità che si vive da soli e non si apre all’Altro?
Che rimane dell’amore quando l’amante e l’amato si sono fusi in una dimensione senza volto e senza nome?
Con una reale preoccupazione pedagogica, sostenuta da una solida riflessione antropologica e teologica, egli avverte i “cercatori di senso” che si impegnano sulle vie dell’Oriente e chiarisce le implicazioni dello yoga che va molto al di là di un metodo di rilassamento e di meditazione.
L’incontro decisivo con Gesù Cris
to lo porta a seguirlo sui sentieri del Vangelo.
Ma la via è ancora lunga, e passa per altre esperienze quali le pratiche esoteriche e l’occultismo. In questo clima matura comunque la vocazione al sacerdozio: “Colui che cercavo in capo al mondo, in una tradizione lontana, attendeva pazientemente che io mi degnassi di riconoscere e accogliere la sua presenza”.
Padre Verlinde è uno dei cinque testimoni alla Giornata Mondiale della Gioventù (Madrid, 16-21 agosto 2011).
Sulla sua vicenda umana
e spirituale è stato realizzato in Francia un docu-film.