Nell’èra digitale il libro resisterà, andrà in crisi o addirittura rinascerà a nuova vita? Google Book Search rappresenta una minaccia per il mercato, un’opportunità per la democratizzazione della conoscenza, o un’incognita per entrambi?
Internet sarà la nuova biblioteca di Alessandria o un’incarnazione alienante e distopica della biblioteca di Babele?
Nessuno meglio di Robert Darnton, insigne storico del libro e direttore di uno dei più importanti sistemi bibliotecari d’America, a Ha
rvard, poteva affrontare simili interrogativi. Chi tuttavia si aspetta l’ennesima, retriva difesa del libro tradizionale rischia di rimanere deluso: bibliofilo nel senso più puro del termine, ma per nulla intimorito dalle sfide dell’innovazione, Darnton è convinto che il matrimonio fra libri e tecnologia possa essere felice.
E per convincere anche noi innesca una serie di illuminanti cortocircuiti fra passato e futuro: spiega i rischi dell’euforia digitale leggendo un best seller fantascientifico del
1771; il funzionamento delle nostre scelte di lettura analizzando i commonplace books d’epoca Stuart; i meccanismi della produzione libraria pedinando un contrabbandiere settecentesco lungo l’itinerario Neuchâtel-Marsiglia-Montpellier.
E racconta piccole e grandi verità, spesso scomode, sul mondo del libro: scopriamo così che le biblioteche di tutto il mondo distruggono un gran numero di volumi per (presunta) mancanza di spazio, che la pirateria editoriale è vecchia quanto l’invenzione di Guten
berg, e che l’e-book è ben lungi dall’attecchire nell’ambiente accademico statunitense.
Ma ciò che più preme a Darnton è la natura stessa della trasmissione del sapere, di cui il libro è stato, è, e presumibilmente sarà strumento principe: l’operazione Google Book Search deve insegnarci che il patrimonio della conoscenza è troppo prezioso per affidarne la continuità a un monopolio privato. Biblioteche, università e governi non possono davvero stare a guardare
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