Descrizione | |
E possibile abitare il mondo senza fughe in un'improbabile trascendenza, e senza deliri d'onnipotenza? La forza, la temperanza, il coraggio, in breve tutte quelle che un tempo si chiamavano virtù, esistono ancora? Sembra siano state dimenticate. Tuttavia in una società mobile, complessa, frammentata si sente la necessità di darsi un'identità, di trovare corrispondenza negli altri. E se non si riesce a concedere fiducia, si cerca almeno di evitare la delusione. Per questo le virtù riaffiorano o quanto meno comincia a sentirsene il bisogno. Ma cos'è propriamente virtù? E l'unico modo che abbiamo d'inventarci la vita, di darle 'forma' e divenire, così, padroni di noi stessi e, a pieno titolo, soggetti. Ma virtù è anche saper prendere distanza da sé: come un guardarsi da fuori per poterci giudicare - per quanto possibile spassionatamente e poter guadagnare così uno sguardo privo di pregiudizi e perciò più trasparente sul mondo. Praticare le virtù vuol dire prendersi a cuore, aver e cura di sé. Ma ogni nostra azione è sempre relazione, anzi noi stessi lo siamo. Infatti, non si può essere felici da soli. Per questo le condotte personali entrano inevitabilmente in circolo con le pratiche sociali e sono proprio le virtù che allentano le resistenze e permettono l'instaurarsi di rapporti giusti con gli altri. Come diceva Spinoza: nulla è più utile all'uomo che l'uomo stesso. Per questo l'estetica dell'esistenza si coniuga con la realizzazione del bene. | |
Scheda creata Sabato 7 febbraio 2015 | |
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