Descrizione | |
Perché dovrei fidarmi di uno sconosciuto? A questa domanda fondamentale di ogni economia di mercato si potrebbe rispondere che la storia degli scambi e dei commerci ha lungamente beneficiato della fiducia e della giustizia e che nel tempo delle crisi anche tutte le altre virtù – dalla speranza alla prudenza, dalla fortezza alla temperanza – hanno svolto e svolgono un ruolo importante. La spersonalizzazione delle relazioni economiche dipende in larga parte da un sistema finanziario lontanissimo e indipendente dai rapporti umani di fiducia, retto sulla ricerca del massimo tornaconto dei proprietari delle grandi banche, delle assicurazioni e delle imprese multinazionali. Per superare questo modello di sviluppo, demercantizzare la società, sottrarsi alla logica esclusiva delle merci, dei prezzi e del consumo, ridare valore alle cose oltre il calcolo utilitaristico servirebbero un coraggio civile e una forza di pensiero pari almeno a quelli che generarono il movimento cooperativo europeo. All’alba del capitalismo esso aveva tentato un’altra via al mercato e all’impresa, e per questo metteva in discussione i diritti di proprietà, la distribuzione del reddito (un tema ormai uscito dai libri di economia), il potere, l’uguaglianza delle opportunità tra i soggetti economici, senza negare né la libertà né il mercato. Sommario Introduzione. I. Fede. Bucare il tetto. II. Speranza. La stanza dei tesori. I II. Agape. La grande alba. IV. Prudenza. La solidari età immune. V. Giustizia. Oltre l’iniquo. VI. Fortezza. Le virtuose debolezze. VII. Temperanza. Oltre la carestia. VIII. Per non concludere. | |
Note sull'autore | |
Luigino Bruni, professore ordinario di Economia politica all’Università Lumsa di Roma, si occupa in particolare di economia civile ed etica economica. | |
Scheda creata Giovedi' 19 febbraio 2015 | |
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