Descrizione | |
Lo stretto legame che esiste fra l’interesse dei contemporanei per il racconto e la situazione culturale delle società postmoderne – abitate da una pluralità di visioni del mondo e da una crescente individualizzazione degli stili di vita – ha fatto sì che la teologia narrativa assumesse sempre maggiore peso.
Tuttavia, la fede in Dio, anche e soprattutto nell’epoca post-metafisica, ha ancora bisogno di essere «pensata», perché la teologia narrativa non rimanga semplicemente una moda, ma venga fon data da un punto di vista filosofico e teologico. Se ne incarica il saggio, dimostrando che il principio della concordanza tra la forma della memoria biblica e il suo contenuto teologico permette di collocare la narratività al suo giusto posto in una teologia cristiana adeguata a una società post-metafisica e postmoderna, cosciente della densità letteraria delle sue tradizioni. Sommario I. Pensare la fede in Dio in epoca post-metafisica. 1. La fede all’interno della condizione post-metafisica dell’uomo. 2. La dottrina del «postulato» e la struttura dossologica della «fede». 3. Un modo di assumere l’aporia della condizione post-metafisica. II. Dalla ponderazione alla narrazione. 1. Le esitazioni della teologia narrativa classica. 2. L’atto di «ponderazione» richiede tempo. 3. Pluralità di figure della «fede» e pluralità di racconti: Dio chiede di essere raccontato. III.Il principio di concordanza fra forma e contenuto e i limiti della narratività. 1. Un principio estetico e teologale. 2. I limiti della narratività.. | |
Scheda creata Lunedi' 3 agosto 2015 | |
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