Descrizione | |
Questo secondo volume di saggi, che appare dopo "II grande brivido", raduna scritti che rappresentano il vertice del pensiero metafisico di Coomaraswamy nel suo periodo più intenso e fecondo. Grazie all'incontro folgorante con le opere di Guénon, Coomaraswamy scopre la Filosofia Perenne quale Verità unica e immutabile in cui si radicano tutte le tradizioni sacre ortodosse dell'umanità - dall'induismo al cristianesimo, dal neoplatonismo all'islam -, «dialetti di un unico linguaggio spirituale» che conducono a una sola Realtà: quello Spirito eterno e immanente che, secondo quanto afferma il Vedanta, conosce, agisce, trasmigra. Il compito della metafisica è eminentemente pratico, e la ricerca si conclude soltanto quando il ricercatore stesso sia divenuto l'oggetto della sua ricerca. | |
L'autrice | |
Ananda Kentish Coomaraswamy è stato uno storico dell'arte dello Sri Lanka, fu il padre di Rama Coomaraswamy. È considerato uno dei principali studiosi dell'arte indiana e, più in genere, dei rapporti tra la civiltà simbolica orientale e quella occidentale. In oltre mille scritti, pubblicati tra il 1904 e il 1947, ha indagato svariati aspetti legati al pensiero, ai riti, alla simbologia, facendo sempre ricorso a una straordinaria erudizione fondata sull'accurata analisi filologica dei testi e delle opere artistiche. La sua concezione rigorosamente applicativa dell'arte, mutuata dalla cultura orientale, esclude il puro compiacimento estetico, spiegandone approfonditamente le ragioni. |
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Scheda creata Giovedi' 13 luglio 2017 | |
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