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LIECHTENHAN FRANCINE
Il laboratorio del gulag
immagine di copertina
Autore:
LIECHTENHAN FRANCINE
Titolo:
Il laboratorio del gulag
Derscrizione:
Le origini del sistema concentrazionario sovietico Francine-Dominique Liechtenhan
*Storia e storie
Editore:
Lindau
Data di edizione:
febbraio 2019
Pagine:
320
dimensioni cm.:
14x20,8
ISBN13:
9788833531045
Codice:
312904
Collana:
I leoni
Prezzo:
26.00. Nostra offerta con sconto 10%: € 23.40 *
Disponibilità:
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Dati aggiornati a giugno 2019
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LIECHTENHAN FRANCINE, Il laboratorio del gulag, Lindau in campedel.it
Descrizione
Il laboratorio del Gulag
Le origini del sistema concentrazionario sovietico
Francine-Dominique Liechtenhan
Pubblicato da LIndau
Collana I Leoni
Traduzione: Federica Giardini
Prefazione: Emmanuel Le Roy Ladurie

Tra i monasteri e gli eremi delle Solovki – l’arcipelago del Mar Bianco, nell’estrema parte nord-occidentale della Russia, al largo di Archangel’sk – fu creato il primo campo di concentramento sovietico, il laboratorio di quella rete di 476 campi divenuti tris temente famosi con il nome di «Gulag». A partire dal 1923 e fino al 1939 i bolscevichi vi deportarono i «nemici» del comunismo: aristocratici, preti, «borghesi », contadini, operai, intellettuali, funzionari, artisti, quadri del Partito caduti in disgrazia. «Inventato» da Trockij, adottato da Lenin e perfezionato da Stalin, il campo delle Solovki arrivò a ospitare 70.000 detenuti e nel solo 1937 furono eseguite 2000 fucilazioni.
Il modello delle Solovki (e, più in generale, il Gulag) influenzò profond amente la costruzione della società sovietica: si calcola che in quei decenni un adulto su sette trascorse almeno alcuni mesi in un campo.
L’esperienza penitenziaria serviva a distruggere le «strutture» dell’epoca imperiale, a livellare le classi sociali e, soprattutto durante lo sforzo bellico, a fornire la manodopera necessaria all’industrializzazione del paese.
L’«armata del lavoro» teorizzata da Trockij nel 1918, che avrebbe dovuto fare le fortune dell’Unione Sovietica, non consistette in alt ro che in migliaia e migliaia di esseri umani ridotti in schiavitù, mutilati e uccisi (anche mediante l’uso, sempre negato dalle autorità, di armi batteriologiche).
Costruito sulla scorta di una vasta documentazione originale, resa in gran parte accessibile dall’apertura degli archivi dell’ex Unione Sovietica, e con l’ausilio di molte testimonianze inedite di prigionieri sopravvissuti e dei loro familiari, questo libro di Francine-Dominique Liechtenhan è un contributo di eccezionale valore alla c onoscenza della verità e un omaggio alla memoria delle vittime del comunismo, ancora oggi dolorosamente neglette, in Russia come in Occidente.

Scheda creata Giovedi' 14 febbraio 2019

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