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PACKER GEORGE
La fine del secolo americano
immagine di copertina
Autore:
PACKER GEORGE
Titolo:
La fine del secolo americano
Derscrizione:
Il ritratto di un Paese attraverso l'uomo che ne ha incarnato i vizi e le virtù
*Storia e storiografia
Editore:
Mondadori
Data di edizione:
gennaio 2020
Pagine:
628
dimensioni cm.:
16x24
ISBN13:
9788804721727
Codice:
322834
Collana:
Le Scie nuova serie
Prezzo:
32.00. Nostra offerta con sconto 5%: € 30.40 *
Disponibilità:
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Dati aggiornati a luglio 2020
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PACKER GEORGE, La fine del secolo americano, Mondadori in campedel.it
Descrizione
La fine del secolo americano. Il ritratto di un Paese attraverso l'uomo che ne ha incarnato i vizi e le virtù
by George Packer
pubblicato da Mondadori
Collana Le scie. Nuova serie
Traduttore Giancarlo Carlotti - Silvia Rota Sperti



C'è stato un tempo in cui l'America governava il mondo. Un'epoca in cui la «nazione indispensabile» - secondo la celebre definizione di Madeleine Albright - esercitava la propria egemonia sui quattro angoli della terra. Era il Secolo americano, l'età della forza militare e del potere della diplomazia, dell'ottimismo, della fiducia nella pace e nella prosperità perpetue. Certo, non era l'età dell'oro.
C'erano la guerra fredda e l'incubo della minaccia nucleare, la «politica del contenimento» e l'ossessione anticomunista, la Nuova Frontiera e il Watergate. E poi c'era il Vietnam, monumento all'incapacità di capire il mondo che si pretendeva di guidare. Nel Secolo americano, il meglio era inseparabile dal peggio.
Poi tutto è cambiato e la Pax Americana si è dissolta, insieme al Muro di Berlino e all'equilibrio bipolare. Sono arrivati il crollo delle Torri gemelle, la guerra in Iraq e la crisi economica; e gli Stati Uniti hanno iniziato a ritirarsi dal palcoscenico internazionale e a «gestire» il proprio declino.
Questo, per George Packer, è stato il Secolo americano, un mix di grandezza e arroganza, di innocenza e cecità. Un'epoca di contraddizioni profonde, che in Richard Holbrooke, diplomatico del dipartimento di Stato e ambasciatore presso le Nazioni Unite, ha trovato la sua espressione più emblematica.
Brillante, egocentrico e sicuro di sé, per oltre quarant'anni vicino al potere ma sempre a un passo dall'esercitarlo concretamente, Holbrooke è stato l'artefice dell'unica vittoria della diplomazia americana nell'èra post-guerra fredda, i negoziati di Dayton che hanno sancito la fine della guerra nei Balcani.
E ha tentato, oltre un decennio più tardi, di sanare le ferite dell'11 settembre portando la pace in Afghanistan.
Un obiettivo, questo, che ha perseguito con ostinazione, arrivando forse a un soffio dal successo e, quindi, dalla grandezza degna dei libri di storia che disperatamente agognava. Figura tragica, shakespeariana, mossa da un'ambizione smodata, Holbrooke ha rappresentato il coraggio e la generosità, gli eccessi e la tracotanza dell'America. Con questo libro Packer ci consegna il ritratto nostalgico di un'élite che ha smarrito se stessa e di una nazione che ha rinunciato al proprio sogno.


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Scheda creata Martedi' 28 gennaio 2020

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