Descrizione | |
Silvia Avallone, Cuore Nero, Rizzoli 2024 – Recensione di Stefano Zanette La letteratura non è un luogo del giudizio ma è il luogo delle domande, e in queste pagine anche l'autrice si chiede chi sia Emilia, la protagonista. “Forse no” rispose Emilia, “forse chi siamo e quello che facciamo non sono la stessa cosa” Emilia è tante cose. E’ anche una ragazza come tante: jeans strappati, Dr.Martens ai piedi e tagli sulle braccia. Emilia è anche un'artista e quando l'analista le chiede di raffigurare un cuore lei lo disegna con meticolosa precisione: "con ventricolo destro e sinistro, con arterie che pompano e il tessuto muscolare che si contrae e, al centro un grande buco, annerito con la matita così forte da aver strappato il figlio" Emilia è anche quel buco nero, devastante, dirompente, pericoloso. Ma Emilia è anche la speranza. Silvia Avallone in "Cuore nero" affronta il male, quello più duro e irreparabile, sempre con la luce della possibilità di redenzione, rendendo leggera la lettura di queste pagine che non possono lasciare indifferenti. C'è il male e c'è il bene. C'è il dolore, la violenza e la colpa, e c'è la speranza che sempre rinasce dall'incontro con l'altro. "Ho guardato quei bambini come prima ho guardato te che avevi vinto. Giocavano a nascondino, a pallone, a rincorrersi, a rotolarsi nell'erba. E ho pensato un pensiero nuovo: ho pensato che la vita non mi aveva solo tolto, in realtà. Mi aveva anche dato. Dato un casino. Di giornate belle. Di estati nei boschi. Di bagni in quel torrente lì. Di libri che mi avevano fatto innamorare. Mi aveva dato amore, un mucchio di volte. E adesso toccava a me: restituirlo." Troviamo personaggi bellissimi in questo libro, come Riccardo, un padre assoluto, sempre presente, simbolo di quella famiglia che è, dice l'Avallone, "una fune [...] Un cavo d'acciaio che ti tiene, qualunque cosa accada. Ti impedisce di perderti e dissolverti perché tu, in quell'aggancio, sei stato amato". E troviamo amicizie importanti e fedeli. E troviamo Maestri e cultura e arte sempre rappresentati come la chiave per illuminare la via e colorare i cuori. "Il linguaggio [...] è la prima possibilità di cambiamento. Perché sì: se le chiamate in un modo diverso, le cose cambiano." "L'arte è sempre un tentativo di luce, uno scarto rispetto al buio che c'è nel la vita". E troviamo l'amore che sa abbracciare quello che sei: cuore grande e buco nero. Dal risvolto di copertina: L'unico modo per raggiungere Sassaia, minuscolo borgo incastonato tra le montagne, è una strada sterrata, ripidissima, nascosta tra i faggi. È da lì che un giorno compare Emilia, capelli rossi e crespi, magra come uno stecco, un'adolescente di trent'anni con gli anfibi viola e il giaccone verde fluo. Dalla casa accanto, Bruno assiste al suo arrivo come si assiste a un'invasione. Quella donna ha l'accento "foresto" e un mucchio di borse e valigie: cosa ci fa lassù, lontana dal resto del mondo? Quando finalmente s'incontrano, ciascuno con la propria solitudine, negli occhi di Emilia - "privi di luce, come due stelle morte" - Bruno intuisce un abisso simile al suo, ma di segno opposto. Entrambi hanno conosciuto il male: lui perché l'ha subito, lei perché l'ha compiuto - un male di cui ha pagato il prezzo con molti anni di carcere, ma che non si può riparare. Sassaia è il loro punto di fuga, l'unica soluzione per sottrarsi a un futuro in cui entrambi hanno smesso di credere. Ma il futuro arriva e segue leggi proprie; che tu sia colpevole o innocente, vittima o carnefice, il tempo passa e ci rivela per ciò che tutti siamo: infinitamente fragili, fatalmente umani. Con l'amore che solo i grandi autori sanno dedicare ai propri personaggi, Silvia Avallone ha scritto il suo romanzo più maturo, una storia di condanna e di salvezza che indaga le crepe pi ù buie e profonde dell'anima per riempirle di compassione, di vita e di luce. | |
Scheda creata Giovedi' 21 marzo 2024 | |
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