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OTTANI CAVINA A.-GIA
Montagna tra arte e scienza da Durer a Warhol
OTTANI CAVINA A.-GIA, Montagna tra arte e scienza da Durer a Warhol
Autore:
OTTANI CAVINA A.-GIA
Titolo:
Montagna tra arte e scienza da Durer a Warhol
Descrizione:
Editore:
Skira
Data di edizione:
gennaio 2004 1^ edizione
Pagine:
632
Dimensioni cm.:
24x18
ISBN13:
9788884917034
Codice:
163936
Collana:
Collezione skira/mart 0
Prezzo:
Disponibilità:
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Dati aggiornati a gennaio 2004
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Lingua
Italiano
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La collana Collezione skira/mart
La Montagna: un tema antico, icona nei secoli di valori, sentimenti, stati dell'animo e aspirazioni umane. Un simbolo del rapporto tra uomo e natura che viene indagato, descritto e riscoperto da una nuova, grande mostra del Mart, il Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto. Oltre 450 opere - tra dipinti, sculture, disegni, incisioni, libri rari, modelli, strumenti scientifici originali, oggetti di curiosità - riassumono sei secoli di arte e scienza, conducendo il visitatore alla scoperta di quelle verità scientifiche che hanno trasformato l'orrore e la paura per queste inspiegabili "deformazioni" della terra in un fenomeno positivo dell'evoluzione naturale. Nello stesso tempo mostrano come gli artisti - tra incantamenti e registrazioni oggettive della realtà, tra sublime e romantico - hanno via via rappresentato la Montagna: sicuramente uno dei più affascinanti soggetti dell'arte occidentale di tutti i tempi. IIl testo si suddivide in quattro grandi capitoli: - L'intuizione e la ricerca scientifica, ovvero il passaggio da un approccio verso la montagna ancora immaginifico - proprio della tradizione tardo-bizantina e dei pittori fiamminghi - alla riflessione scientifica critica, avviata da Galileo Galilei. Nel mezzo i primi tentativi di rappresentazione veritiera della natura del grande Albrecht Drer, di cui saranno esposte ben tre eccezionali opere, poste accanto al famoso Trattato della Pittura di Leonardo da Vinci, nella trascrizione di Francesco Melzi della metà del XVI secolo. - La scoperta della montagna. Dal sublime al Romantico: una Montagna che attrae e respinge, che esalta ed impaurisce. Nel corso del XVIII secolo il Grand Tour la vedeva come il luogo per eccellenza dello stupore e della meraviglia. Un'interpretazione che trova espressione nei quadri inglesi di Turner, Cozens, Wright of Derby, ma anche nella pittura tedesca e francese del '700 con Fssli, Wolf, Volaire, Hackert, Martin e Doré, per arrivare alla visione romantica, ottocentesca di Friedrich, Carus, Schinkel, a quella eroica di tanta pittura nordica e americana dell'epoca. Gole, vulcani, cascate e ghiacciai diventano soggetti prediletti dei pittori della montagna, di cui ora si accettavano l'origine caotica e il disordine pur senza riuscire ancora a catalogarlo e a classificarlo. - La smaterializzazione della Montagna. Dal simbolismo all'espressionismo ci conduce in pieno Ottocento, fino agli inizi del XX secolo. Le cognizioni scientifiche positiviste inducono gli artisti a un duplice approccio: da un lato la rappresentazione realistica, attenta al dettaglio così come all'insieme della veduta, dall'altro la sperimentazione, che può essere affrontata liberamente, ora che le Scienze hanno svelato i misteri della Montagna. Da Cézanne a Nolde, da Hodler a Munch, da Moser a Vallotton si torna alla visionarietà fantastica, dove il reale si perde, o appunto si "smaterializza" in una dimensione puramente concettuale. Nei capolavori di Kandinsky, Jawlensky, Kirchner la Montagna diviene simbolo della condizione dell'uomo contemporaneo, del suo richiamo disperato, senza risposta. - La negazione della Montagna. L'arte contemporanea ci porta al periodo successivo alla Seconda Guerra Mondiale. L'arte si fa critica radicale dell'esistente, giungendo ad estremizzare le posizioni avanguardiste di inizio secolo. Ecco allora l'art brut di Jean Dubuffet, pittura fatta di materia, o le icone pop che reinterpretano la montagna con spirito ironico, ma anche allarmante, di un Andy Warhol o, per l'Italia, di un Mario Schifano. Nel frattempo la scienza scrive un ulteriore capitolo nella sua indagine sulla nascita del mondo, con le teorie della Deriva dei continenti e della Tettonica a placche. Gli anni Ottanta vengono documentati con il neo-espressionismo di Enzo Cucchi o di Georg Baselitz, mentre lo sperimentalismo degli anni Novanta denota come il sentimento della natura lasci il posto al senso di allarme per la sua condizione ecologica, e il tema del sublime naturale si confronti con l'impossibilità della sua esperienza nell'epoca del consumismo culturale

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