Autore e regista Rai, Nereo Zeper affronta, in un fitto rincorrersi di domande e risposte, la tecnica, la storia e il costume dell'alpinismo, la sua essenza in definitiva. Riapproda alle origini della disciplina, interrogandone i valori assoluti, lo spirito. Svela infine la necessità di una rinuncia in nome della riconquista "morale" delle pareti. Dopo l'omaggio al Ladro di montagne Ignazio Piussi, Zeper invita ora a reinventare l'alpinismo, mantenendo tuttavia i valori di sempre, gli stessi che, ancora oggi, a chi arrampica consentono di immaginarsi nella stessa cerchia a cui appartennero pionieri e primi conquistatori. Narcisi di montagna - non è certo metafora troppo velata - sono gli alpinisti. Ma non siamo anche tutti noi narcisi? O, piuttosto, non siamo tutti a un tempo il riflesso di un dio che si specchia nell'acqua - un riflesso che si crede concreta e permanente realtà - e quel dio stesso che, innamorato della sua immagine, si è dimenticato della sua divinità e si è addormentato? Non siamo tutti immagini evanescenti in cui si cela un dio assopito? (Narciso, come narcotico, viene dal Greco nàrke, torpore). Il mito di Narciso, quindi, è il mito dell'origine dell'Io, della generazione di tutte le nostre esistenze individuali e del nostro disperato attaccamento ad esse. Ô il mito che, come in una sorta di Genesi, mostra un dio che "crea a sua immagine", e alla sua creatura dà vita con un atto d'amore-smarrimento. Ma, se noi dobbiamo la nostra esistenza a un dio innamorato della sua immagine, per risvegliare in noi quel dio dormiente, dobbiamo a nostra volta amare ciò di cui non siamo che un riflesso; e come il dio nella sua "caduta" si è dimenticato di sé in noi, così noi, in ogni nostra "risalita", dovremo dimenticarci di noi in lui. Dall'opera: "Chi non sa o non sente la necessità della rinuncia non conquisterà mai neppure un briciolo di indipendenza interiore. E la strada per arrivarci è lunga". Nereo Zeper ha 53 anni. Laureatosi in lettere e filosofia, nel 1982 ha aderito al gruppo nazionale di poesia Vertex, guidato da Sandro Giovannini di Pesaro, per cui ha pubblicato alcune liriche. Ha pubblicato Ladro di montagne - Ignazio Piussi: montanaro, alpinista, esploratore (1997), El mago de Umago (raccolta di testi umoristici), El loroscopo del 2000 e Tropa roba (questi ultimi tre a più riprese in onda su Radio Rai). Nel 1998, come regista e programmista, ha realizzato per la R.A.I. Gli uomini e le montagne - Alpinisti del Friuli Venezia-Giulia, documentario televisivo in due parti di cui, con Spiro dalla Porta Xidias (altro autore della Nordpress), ha curato anche i testi. Sempre per la Rete televisiva di Stato, nel 1999 ha ridotto la sua opera Ladro di montagne, premiato con la "Genziana d'argento" come miglior film di montagna al festival cinematografico "Città di Trento". Ha tradotto e commentato in Triestino L'inferno dantesco. Nel 2001, sempre per la R.A.I., ha scritto e realizzato Promosso!, film a soggetto di carattere alpinistico. Con il patrocinio della Fondazione Collodi ha pubblicato Pinuci, traduzione in Triestino de Le avventure di Pinocchio. Nel 2003 esce una raccolta di novelle umoristiche intitolata La bisbetica domacia e altre storie del Mago de Umago (in lettura a RadioRai). Ha collaborato come editorialista con il quotidiano TriesteOggi, con il settimanale triestino Il Mercatino e redatto inserti di satira dialettale. | |
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