"Da più di quarant'anni lavoro tra i disperati, e mi sono accorto che le poche pecorelle salvate si sono salvate più a mia insaputa che per le mie qualità terapeutiche, pastorali, rieducative. Sono un po' come i due discepoli di Emmaus, delusi dal profeta morto e traditi da una proposta di vita più grande di loro. Troppo tardi ho capito che non devo pregare per salvare gli altri, e che non devo pregare nemmeno per salvare me stesso. Devo pregare per vivere, non per salvarmi. Sono arrivato, dopo tante fatiche, a capire che pregare non è una fatica, ma l'ossigeno dell'anima. Ho buttato via le parole, le formule, le paure, le costrizioni, le distrazioni, i sospiri, i contegni. Mi viene tanto da ridere pensando ai tempi nei quali mi stendevo per terra, mi inginocchiavo sulle mattonelle, mi obbligavo a veglie faticose, ascetiche, quasi contronatura. Pregare è come parlare; parlare è come vivere. Vivere non si può senza incontrare qualcuno che si accorge di te, che ti saluta, che ti sorride, che ti meraviglia, che ti obbliga a domandarti: chi è? Perché ti ama?". Antonio Mazzi è nato a San Massimo di Verona il 30 novembre 1929. Il 26 maggio 1956, a Ferrara, viene ordinato sacerdote nella Congregazione dei Poveri Servi della Divina Provvidenza (Opera Don Calabria). Prima vicedirettore e poi direttore di alcuni Centri di formazione dell'Opera (Ferrara, Verona, Roncà), dal 1962 al 1968 è responsabile del centro giovanile della Parrocchia San Filippo (affidata ai sacerdoti dell'Opera) nella borgata Primavalle di Roma. Nel 1969 è a Verona, direttore del Centro professionale Don Calabria di via Roveggia. Dà vita alle prime case alloggio per em giovani handicappati e si dedica con rinnovato impegno ed entusiasmo al potenziamento delle attività di riabilitazione fisico-motorie del Centro, creando un centro medico-riabilitativo. Nel 1979 diviene direttore dell'Opera Don Calabria di Milano, a ridosso del Parco Lambro, tragicamente famoso in quegli anni come il più grande mercato europeo dello spaccio. Fino dal primo momento si rende conto della gravità del fenomeno della tossicodipendenza. Nel 1984 inizia a pulire il Parco con le forze vive del territorio: operai, aclisti, studenti, mamme coraggio e forze dell'ordine. Dopo anni di lavoro e con il Parco tornato vivibile, apre la Cascina "Molino Torrette" dentro al Parco stesso, sede madre del Progetto Exodus: progetto innovativo (Le Carovane) nel campo del recupero dalla tossicodipendenza, che gradualmente si trasforma prima in Gruppo Exodus e poi, dall'agosto 1996, in Fondazione Exodus onlus, di cui è presidente. Oggi conta circa trenta sedi sparse in tutta Italia, che operano interventi diversificati nel campo del recupero e della prevenzione. Ha pubblicato presso le Edizioni San Paolo: Non rubatemi le parabole. Il vangelo della strada (1995); Il filo degli aquiloni. Come preparare i figli a volare (2000).inisello Balsamo (MI) 2004, 1 ed. | |
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La collana raccoglie volumi nati dalla riflessione poetico-morale di autori contemporanei. Presentano saggi, diari, pensieri sulla condizione umana, sul vivere associato e il rapporto con il divino, sviluppando temi originali e di viva attualità. |
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