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. La disfatta di Quintilio Varo nella selva di Teutoburgo. Nel I secolo d.C. Roma è la città più grande del mondo e la sua espansione sembra inarrestabile. Augusto non ha ancora conquistato l'intera Germania, come Cesare ha fatto con la Gallia: l'Elba segna la frontiera tra romani e barbari. Ai confini dell'impero i tentativi di ribellione di tribù locali sono frequenti, ma vengono prontamente soffocati. Ô per domare una di queste insurrezioni che nel 9 d.C. il generale Publio Quintilio Varo devia il percorso delle sue tre legioni - diciottomila uomini - verso la selva di Teutoburgo. L'allarme è stato lanciato da Arminio, capo dei cherusci ed ex comandante di un corpo ausiliario dell'esercito imperiale, che Varo crede sostenitore della causa romana, e quindi amico. L'accordo è che Varo lo preceda per radunare i guerrieri della sua tribù, prima di unirsi alla lotta per sedare i ribelli. Le legioni non conoscono il territorio, il cammino è accidentato e non possono marciare in file di sei come sono soliti fare. Quando si accorgono di essere caduti in un'imboscata, è troppo tardi. Un'orda di germani, comandati proprio da Arminio, si lancia sulle legioni praticamente inermi iniziando uno dei più terribili massacri dell'antichità. Dopo aver perso tutti gli uomini e le insegne legionarie, Varo e alcuni ufficiali si tolgono la vita per il disonore. La battaglia di Teutoburgo costituisce uno dei colpi più duri inferti ai conquistatori del mondo e segna per sempre la fine della loro spinta a oriente. Arminio, o Hermann, diventa il primo eroe germanico, e il Reno ancora oggi è il confine culturale tra l'Europa occidentale latina e l'Europa centrale germanica. Un evento storico di portata epocale di cui però si sa pochissimo, almeno fino al 1987, quando viene scoperto il sito della battaglia. Peter Wells, antropologo e archeologo, ricostruisce per noi la disfatta, il panico dei romani, la furia dei germani, l'orrore della morte. Ô una cronaca appassionante, una narrazione tesa e incalzante, che ha il coraggio di colmare le lacune davanti alle quali di solito gli storici si fermano, che riporta in vita con realismo quasi filmico l'umana verità di una guerra antica. | |
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