La collana Già e non ancora | |
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"Tutto ciò che non è dato è perso": dopo oltre cinquant'anni trascorsi in India e dieci nei campi profughi della Cambogia, Pierre Ceyrac, gesuita, ne è più che mai convinto. Da quasi settant'anni, Pierre Ceyrac si batte contro la miseria in Asia. Se, in Oriente, è considerato il nuovo san Francesco Saverio, non è soltanto per via della loro comune appartenenza alla Compagnia di Gesù. L'ostinato desiderio dell'uno e dell'altro di immergersi nella cultura dell'accoglienza, li ha spinti entrambi a un profondo rispetto degli altri, senza alcuna distinzione. Con energia poco comune, padre Ceyrac si batte contro le ingiustizie e per la liberazione dell'uomo, al di là delle frontiere culturali e religiose. Egli cerca il viso di Dio attraverso quello dei più derelitti: gli intoccabili, gli orfani, le vittime della guerra e della fame, i mutilati dell'amore. A tutte queste persone Pierre Ceyrac dice che ogni uomo è amato da Dio e da lui perdonato. Pierre Ceyrac, infatti, crede fermamente che un giorno, dopo le "doglie del parto" in cui attualmente vive il nostro mondo, saranno liberati tutti, quelli che vengono rifiutati e quelli che li rifiutano. Sommario 1 - Partire 2 - Rinascere 3 - Induismo e cristianesimo: affinità 4 - Cristianesimo indiano: un gesuita agli esordi 5 - Cappellano degli studenti e servitore dei dalit 6 - Cambogia: la ferita della frontiera 7 - Padre di diciottomila bambini 8 - Due parole per vivere 9 - Per una nuova partenza | |
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