Il capitalismo potrebbe soffrire di una malattia ancora inedita nella sua storia: la smobilitazione progressiva della sua élite Non dell'élite finanziaria, né dei "capitani", ma dei suoi "luogotenenti", i quadri: questa la tesi del breve e fulminante saggio di Dupuy I quadri, considerati i "guardiani del capitalismo", i "competitivi" dell'economia moderna, la roccaforte del sistema aziendale quelli a cui il capitalismo promette la realizzazione di sé e a cui l'azienda chiede adesione, dedizione e solidarietà, sembrano oggi caduti in uno stato di sfiducia e mostrano segni di fatica e demotivazione sempre più evidenti Rifiutano le responsabilità, cercano di proteggersi dalla pressione dei clienti, mostrano meno partecipazione, non si identificano più con le sorti dell'azienda, anzi ne criticano l'assetto; in breve, cominciano a "remare contro" Cosa è accaduto negli ultimi anni nell'organizzazione del lavoro che ha deteriorato la relazione di fiducia e il legame fra i quadri e le aziende? Si tratta, sostiene Dupuy, dell'esito paradossale di un sistema che, consacrando il dominio dell'azionariato e del cliente, ha progressivamente privato di autonomia e di protezione la categoria destinata a svolgere la funzione connettiva fra la proprietà e le classi salariali Ancora misconosciuto, questo fenomeno potrebbe avere per il capitalismo conseguenze ben più dannose di qualsiasi forma di contestazione ideologica, perché in questo caso l'attacco non arriva dalla "base", ma dalle schiere dei "fedelissimi", dal cuore stesso della sua élite | |
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