L'elezione di Ahmadinejad, frutto della rinnovata alleanza tra pasdaran e mostazafin, tra custodi in armi della rivoluzione e diseredati, sembra aver riportato l'Iran ai tempi di Khomeini. Ma la 'seconda rivoluzione' invocata dal 'partito dei militari' fa i conti con una realtà segnata dall'aspra conflittualità tra le diverse fazioni del regime, da forti tensioni istituzionali, dall'allargarsi del dissenso nel campo religioso, dall'attivismo di una società che in alcune sue importanti componenti (intellettuali religiosi, donne, studenti), si oppone alle restrizioni di libertà indotte dalla nuova mobilitazione totale fondata sul richiamo all''ordine della purezza' A queste crescenti fibrillazioni interne non corrisponde, però, una parallela debolezza esterna del regime: sfruttando i nuovi, favorevoli equilibri geopolitici indotti dalle guerre americane in Iraq e Afghanistan e dal conflitto tra Hezbollah e Israele in Libano, l'Iran rafforza il suo ruolo di potenza regionale in Medioriente, marciando contemporaneamente sulla strada che lo conduce a diventare potenza nucleare | |
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