Con il Motu proprio Summorum Pontificum del 7 Luglio scorso, Benedetto XVI ha liberalizzato la liturgia tradizionale: la Chiesa si riappropria di un rito ingiustamente esiliato, riportandolo - è il caso di dirlo - agli onori degli altari: un rito "numquam abrogatum", secondo le parole del Pontefice, "mai abrogato" ed ora in procinto di fare il suo rientro nelle chiese di tutto il mondo Dopo la promulgazione del Motu proprio abbiamo assistito alle critiche di una componente progressista della Chiesa - tanto minoritaria quanto incredibilmente organizzata - che vede in esso una sconfessione della riforma postconciliare Gli esponenti di questa parte del cattolicesimo giungono a prospettare scenari apocalittici, in cui le presunte conquiste in campo liturgico degli ultimi trent'anni sarebbero de facto cancellate dalla sola reintroduzione - peraltro facoltativa - del rito di San Pio V Perché questa opposizione così feroce al Motu proprio? In queste pagine l'autore fornisce al lettore qualche elemento di valutazione per comprendere quanto infondate siano le critiche al Papa, e quando saggia sia la decisione del Santo Padre di ridare dignità alla liturgia di San Pio V | |
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