Con raffinatezza e ironia Weinrich si muove fra Shakespeare e Goldoni, Platone e Wittgenstein, cita i discorsi di Hitler e Eichmann per approdare alla conclusione che no, le parole non mentono: i segni linguistici sono fatti sia per il bene sia per il male, e dunque l'inganno non è nella lingua, ma sempre nell'uso che se ne fa L'Autore Harald Weinrich, professore emerito di Linguistica e filologia romanza nell'Università di Monaco, insegna al Collège de France | |
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