Bere, in forma ancora più radicale del mangiare, è un verbo che "ci obbliga" alla vita perché è "vita" Sicché la normale e radicale scomposizione, che attorno al bere quotidianamente la nostra cultura propone, non sfugge a nessuno dei tratti caratteristici della follia: da un lato, gli esercizi infiniti e raffinati sul bere, sul gusto, sulla gradevolezza e, dall'altro, il lato oscuro e rimosso di chi muore di sete In relazione all'indispensabilità esistenziale del bere, il gesto ha trovato collocazione all'interno di ritualità personali e collettive, costituite di tempi, contesti e modi che hanno determinato consuetudini, tradizioni e cultura, ma anche una valenza simbolica di relazione con la "vita" e la sua misteriosa origine Bevendo, si fa entrare (e uscire) qualcosa da sé: dimostrazione ed esperienza che non siamo un'identità statica e identica, ma cambiamo, siamo un flusso di atomi e molecole e sostanze E così avvengono l'"apprensione" (presa di possesso, tuttavia biunivoca) del mondo, la relazionalità corporea, e dunque l'esser determinati da qualcos'altro Testi di S. Allievi / G. Benzoni / Gv. Benzoni / F. Conforto Pesaresi / UGG. Derungs / M. Donà / E. Edallo / M. Ferrari / A. Fiorin / P. Inguanotto / T. Plebani | |
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