In quest'opera, l'Autore offre una lettura del racconto del Giardino dell'Eden non come una narrazione delle origini del peccato, ma come quella della chance di immortalità a breve termine accessibile all'uomo, ma rapidamente perduta Alcuni studiosi dell'Antico Testamento già da tempo hanno riconosciuto che l'interpretazione tradizionale del racconto su Adamo ed Eva, sebbene consacrata dall'uso che ne fa san Paolo, non può reggere se sottoposta a un'analisi rigorosa del testo Tuttavia, essi non sono riusciti a formulare un'interpretazione alternativa che rivaleggi con la forza della lettura tradizionale o che risulti importante per un'ampia gamma di questioni d'esegesi biblica e di teologia Ô centrale per il libro l'accento posto sulla funzione e sulla preminenza dell'idea di immortalità, comunemente concepita come un tardo apporto greco e non biblico nel pensiero cristiano La riflessione sull'immortalità porta anche a una riconsiderazione dell'idea che della morte attesta la Bibbia ebraica, di quella dello sheol, il mondo infero per gli Ebrei, e di quella dell'anima stessa L'Autore mette in evidenza l'importanza del tempo per la Bibbia ebraica e il concetto della "lunghezza dei giorni", mostrando che la minaccia non era rappresentata tanto dalla morte in sé, quanto dalla modalità del suo accadere A questo proposito, lo studio sulla cronologia induce a riconsiderare la narrazione dell'arca di Noè Il testo si conclude con la tesi (contro l'interpretazione di Oscar Cullmann) che la risurrezione e l'immortalità sono idee complementari piuttosto che opposte e conflittuali | |
La collana Antico e nuovo testamento | |
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