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CITATI PIETRO
La malattia dell'infinito
CITATI PIETRO, La malattia dell
CITATI PIETRO, La malattia dell
Autore:
CITATI PIETRO
Titolo:
La malattia dell'infinito
Descrizione:
Editore:
Mondadori
Data di edizione:
ottobre 2008
Pagine:
543
Dimensioni cm.:
15x22,5
ISBN13:
9788804583059
Codice:
214191
Collana:
Saggi Mondadori 0
Prezzo:
Disponibilità:
* Offerta valida 30 giorni (fino ad esaurimento scorte)
€ 20.90
PRODOTTO ESAURITO: non disponibile
Dati aggiornati a ottobre 2008
0 - 256 1465
Lingua
Italiano
Allegati:
Non disponibile
NON DISPONIBILE
La collana Saggi Mondadori
L'infinito è nemico dell'uomo" dice Joseph Conrad nel romanzo che inaugura la letteratura del Novecento, Lord Jim La "malattia dell'infinito" è il tema segreto, profondo come un fiume sotterraneo, che Pietro Citati ha scelto per comporre la sua vasta e fascinosa conversazione sulle opere e sulle esistenze dei romanzieri, dei poeti, degli artisti del ventesimo secolo


Il desiderio d'infinito, lo sguardo appuntato al di là dei consueti orizzonti umani, popola di una folla di stranieri la letteratura occidentale
Il pensiero della propria inappartenenza accompagna lo scrittore novecentesco come una musica cupa e in sordina, dando eco e risonanza ai suoi libri


Così, D'Annunzio è "il grande Straniero, che occupava come un dio fastoso e corrucciato le stanze immaginarie del Vittoriale"; Robert Walser è un escluso che bussa e bussa alla porta della vita; Pirandello "uno straniero in un luogo straniero "; Robert Musil ha la sensazione che "tra lui e il mondo si fosse stabilita per sempre.... una montagna di ghiaccio"; Marina Cvetaeva "aveva deciso di essere straniera sulla terra, come una gnostica"; Gottfried Benn è un "abitatore di stanze singole ..... che vive abbandonato al silenzio e al ridicolo".


Persino Giorgio Bassani, un autore che a lungo sembra conservare "la grazia e la gioia di vivere delle persone normali", diventa quasi all'improvviso "quello che non sapeva di essere: un ebreo, un paria, uno straniero"

L'artista del Novecento - che sia uno scrittore, o un regista come Dreyer e Chaplin, o un ballerino come Nijinsky - abita la tenebra, racconta l'ombra, la follia, la debolezza, la morte


Uno dei numi tutelari del secolo, Carl Gustav Jung, "comprese che il mondo della luce non era fatto per lui: doveva abitare nel mondo della notte "; Fernando Pessoa, come tutti i grandi poeti moderni, "ascoltava il mare di Tenebra"; Virginia Woolf deve "discendere, gradino per gradino, nel pozzo, nelle acque profonde, negli abissi delle tenebre e della follia...... sfruttare l'ombra ..... affondare di nuovo nella tenebra, trovando in essa la ragione e il fondamento della sua arte" Karen Blixen sembra a tratti devota alla riconciliazione, all'armonia del mondo, ma poi conferma anch'essa, negli enigmatici finali dei racconti, il suo invincibile attaccamento alle ironiche divinità dell'ombra

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