Descrizione | |
Le opere di misericordia, così come ci sono state tramandate dal passato, possono sembrare il retaggio di una pietà d’altri tempi, al pari delle giaculatorie e dei fioretti con cui si iniziavano le nuove generazioni alle virtù umane e cristiane. In effetti, gli scenari di vita si sono oggi alquanto modificati. L’intervento pubblico è percepito e reclamato come un diritto, e ciò crea la diffusa percezione che sia lo Stato o al limite le strutture private, comunque esterne alla famiglia – a doversi occupare dei problemi materiali, del disagio, del dolore, della malattia e persino della morte dei cittadini. Ritornare a riflettere sulle opere di misericordia ci aiuta, invece, ad andare oltre la scorza, per imparare a non ignorare la sofferenza che si nasconde dietro i volti tirati a lucido della gente intorno a noi, per ricordarci che tutto ciò ci riguarda e dovremmo farcene carico. È quindi un atto di intelligenza, nel senso che aiuta a leggere dentro, ma anche uno strumento per risveglia re la compassione, quella che Dostoevskij ne L’idiota definisce «la più importante e forse l’unica legge di vita dell’umanità intera». Mettere attivamente in pratica tali precetti non è solo virtù morale per chi ha il dono della fede, ma prima ancora dovere di giustizia per tutti. | |
Scheda creata Martedi' 3 settembre 2013 | |
La collana I pellicani | |
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