Descrizione | |
«Nessuno come Dostoevskij è andato mai così lontano, nel viaggio verso il Male Assoluto: nessuno vi ha mai abitato con tale costanza; e ci ha guardato così, con gli occhi stessi del crimine» scrive Pietro Citati mentre ci accompagna – guida lucida e insieme partecipe, quasi febbrile – attraverso Delitto e castigo. Ma ad attirarlo, ancor più di Svidrigajlov o Raskol'nikov, è Stavrogin, in cui «soffia il vento di un vuoto gelido e vertiginoso, illimitato e senza
confini»: certo perché scrivendo i Demòni Dostoevskij si è rispecchiato in lui, e «scorgendo questo riflesso, ha avuto paura delle profondità inattingibili del proprio cuore». Sono dunque Dostoevskij e Stavrogin il nucleo tenebroso di questo libro, dove Citati rilegge i grandi romanzi dell'Ottocento (quelli di Balzac, Dumas, Poe, Hawthorne, Manzoni, Dickens, Flaubert, Tolstoj, Stevenson, James) per cogliervi in atto la passione del Male, l'incontro con il Male. Li rilegge come soltanto lui sa fare: non da critico accademico o militante ma da «lettore-scrittore» (come ha notato Nadia Fusini), capace di illuminarli prolungandone il fascino nella sua scrittura. E comunicando a noi il desiderio irresistibile di rileggerli a nostra volta. | |
Scheda creata Martedi' 15 ottobre 2013 | |
La collana gli Adelphi | |
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