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Quando due grandi spiriti si incontrano, accade qualcosa di particolare; è come se si creasse una campo energetico percepibile fisicamente, persino nelle vibrazioni dell’aria. Anche a distanza di anni, coloro che erano presenti nell’Aula Magna dell’Istituto universitario di Architettura a Venezia il 9 marzo del 2004 ricordano con emozione l’atmosfera tutta particolare creatasi in occasione dell’incontro fra Raimon Panikkar ed Emanuele Severino.
Siamo così sicuri che la dimensione filosofica e la dimensione spirituale sia così rigidamente distinte? Siamo sicuri che sia possibile tracciare una netta linea di demarcazione tra le due, soprattutto nel tempo presente, in cui molti degli assunti che hanno finora demarcato i diversi ambiti culturali sono stati messi radicalmente in discussione? Certo, le differenze restano profonde; eppure, nonostante ciò, un confronto svolto con criteri omogenei è possibile. I due giganti del pensiero contemporaneo mettono a confronto Oriente e Occidente per capire se possono collaborare alla ricerca di una possibile realtà ultima. Dall’incontro emergono due elementi di convergenza: l’insoddisfazione radicale nei confronti della visione dominante del mondo e la convinzione che tutto sia eterno. Ma anche l’irriducibile differenza dei rispettivi punti di vista: per Severino la follia consiste nella fede del divenire altro del mondo, che trova la sua estrema realizzazione nella tecnica, mentre Panikkar pensa che il nostro compito non sia risolvere l’enigma del mondo bensì imparare a vive re in esso. Così Oriente e Occidente, pur faticando a comprendersi, non cessano di interrogarsi l’un l’altro. | |
Scheda creata Venerdi' 25 marzo 2016 | |
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