Descrizione | |
"Ogni Giorno della memoria si ripete sempre nello stesso modo: si parla molto di Auschwitz, si parla di Birkenau o Treblinka, di Buchenwald o di Mauthausen, ma quasi mai di Dora-Mittelbau, di Natzweiler-Struthof e altri campi riservati ai Triangoli rossi, i deportati politici.
E spesso mi risentivo, qualche volta a voce alta, non perché sono stato un Triangolo rosso anch'io, bensì perché avere sul petto, sotto il numero che sostituiva il nome e il cognome, il triangolo rosso, significava che ero stato catturato perché come soldato non mi ero presentato all'autorità militare nazista, ma avevo scelto di oppormi in nome della libertà. Ecco, questa era la ragione del mio risentimento: bisognava ricordare come l'opposizione nei diversi paesi si fosse organizzata anche in resistenza attiva, certo soprattutto clandestina, ma non solo." La storia dei "Triangoli rossi", com'erano soprannominati i detenuti politici arrestati per attività antinaziste e condotti forzatamente nei campi di lavoro, è poco nota, ma torna alla luce in questa eccezionale testimonianza di Boris Pahor, in un racconto appassionato, documentato e coraggioso. | |
Scheda creata Martedi' 28 luglio 2015 | |
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