Descrizione | |
Kolyma un nome indelebile. Un monumento eretto da due capolavori, a memoria di tragedie inenarrabili. Ora anche una spy story Il primo capolavoro è di Salamov Varlan - Racconti di Kolima edito da Adelphi. Un libro che letteralmente ti porta e abbandona all’inferno dei lager di Kolyma: decine di milioni di persone della Russia Sovietica abbrutite da ogni sorta di depravazione, barbarie, abiezione, ma anche sorrette da pietà, solidarietà, coraggio, lotta per la sopravvivenza e poi immancabilmente la resa e la morte. Il secondo è Viaggio nella vertigine di Ginzburg Evgenija edito da Baldini Castoldi, ricostruzione storica di uno dei periodi più bui della storia russa ed europea, un libro di cui voglio ricordare solo le ultime righe (cito a memoria) “questo diario non potrà essere letto dai miei figli (nell’Unione Sovietica ne era stata proibita la stampa), ma spero almeno dai miei nipoti” Non si può non rabbrividire al ricordo di quelle pagine, e sono quasi intimorito quando scopro in libreria quest’altro libro “Le montagne ghiacciate di Kolyma”, scritto nel 1994 da Lionel Davidson, ma è un’altra storia: una spy story. Lo leggo perché è annunciato come il miglior thriller mai scritto. Non mi fa dimenticare certamente gli orrori dei gulag, ma almeno mi riconcilia con il territorio di Kolyma attraverso un tenera storia d’amore a lieto fine, che l’autore ha voluto inscrivere nel giallo. Una storia d’amore beninteso lontana dagli stereotipi dei tanti 007. Il gi allo. La storia inizia con uno scienziato morente, imprigionato in un laboratorio sovietico perduto in un'immensa e desolatissima Siberia, che fa pervenire un disperato messaggio in codice a Johnny Porter, indigeno canadese del popolo Gitskan, erudito, scienziato e profondo conoscitore dei dialetti siberiani: lo supplica di raggiungerlo in segreto, a tutti i costi, lui, lui solo. E Porter, agente dei servizi segreti americani, accetta la sfida; compie un viaggio impensabile, rischia la vita per u n segreto cifrato e poi tenta la più grande fuga di tutti i tempi, quasi impossibile, con lo spettro della morte sempre dinanzi, ma con il fuoco della sopravvivenza acceso, inestinguibile . Per la verità una parte del libro, piccola se si vuole, qualche decina di pagine, non mi ha convinto e investe proprio l’oggetto stesso che la Cia vuole acquisire ossia una ricerca scientifica russa che sconfina nella fantascienza. Ma proprio questa parte da valore al resto della azione di spionaggio descritta sempre in ogni passaggio in modo del tutto plausibile. Non posso non confermare a questo punto la quarta di copertina “ un paesaggio impressionante, un inferno di ghiaccio eterno nelle notti senza fine della Siberia. E poi le figure femminili, indimenticabili per la loro tenerezza e certe volte per la loro spudoratezza. E ancora la paura, il coraggio, l’ambientazione selvaggia: siamo di fronte ad un vero capolavoro nel genere. Sono 450 pagine che non smetteresti mai di leggere. Imperdibile, parola di Robert Harris Noè Zanette Quaderni Bellunesi | |
Scheda creata Sabato 4 giugno 2016 | |
La collana Omnibus stranieri | |
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