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Vivian Maier è un caso estremo di riscoperta postuma: ciò che visse coincise esattamente con ciò che vide. Goeff Dyer Dobbiamo lasciare spazio a coloro che verranno dopo di noi. È una ruota – si sale e si arriva fino alla fine, poi qualcuno prende il tuo posto e qualcun altro ancora il posto di chi lo ha preceduto e così via. Non c’è niente di nuovo sotto il sole. Vivian Maier Dopo la consacrazione del fenomeno anche in Italia, e il successo della mostra a Forma M eravigli, Contrasto pubblica Vivian Maier. Fotografa, il primo libro dedicato al lavoro della fotografa bambinaia più nota dei nostri giorni. Oggi possiamo ammirare queste fotografie grazie al lavoro di John Maloof, che ha riportato alla luce, alcuni anni fa, la straordinaria opera della Maier. Introdotto da un testo di Geoff Dyer, Vivian Maier. Fotografa ha avuto il merito di aver presentato per la prima volta al pubblico internazionale una raccolta di oltre cento immagini provenienti dallo sterminato archivio fotografico di questa sorprendente fotografa di strada. Vivian Maier, tata di professione, ha scattato, tra il 1950 e il 1990, centinaia di migliaia di fotografie in giro per il mondo, dalla Francia agli Stati Uniti, senza mai mostrarle a nessuno, senza che addirittura nessuno notasse che lei scattava. I suoi incredibili scatti in bianco e nero sono uno straordinario specchio della società americana, ritratta nella quotidianità del dopoguerra con l’abilità e il talento che un buon street photographer deve possedere: un occhio per il dettaglio, per la luce e la composizione, un tempismo impeccabile, un atteggiamento partecipe e umano verso gli altri e un’instancabile capacità di continuare a scattare per riuscire a cogliere ogni istante. È già difficile trovare tutte queste qualità in un fotografo professionista che dispone di una buona preparazione e vive a contatto con colleghi e mentori, ed è ancora più raro trovarle in una persona priva di formazione speci fica e senza una rete di relazioni professionali. Vivian Maier invece possedeva queste doti. Le sue sono immagini straordinarie, di ampio respiro e di ottima qualità, che raccontano con ironia, sensibilità e dinamismo le mille sfaccettature della vita urbana americana. Vivian Maier era profondamente interessata a tutto ciò che la circondava. Scopre la passione per la fotografia intorno al 1950 e continua a fotografare fino alla fine degli anni Novanta, lasciando un corpus d’immagini che comprende più di centomila negativi. Oltre agli scatti realizza anche alcuni filmati amatoriali e registrazioni audio. Fra i suoi soggetti preferiti ci sono persone anziane appartenenti alla comunità polacca di Chicago, vecchie signore in abiti vistosi e il mondo urbano della comunità afroamericana. Si dedica anche a riprendere episodi tipici della società americana, come la demolizione di vecchi edifici che lasciano il posto a nuove costruzioni, le vite sconosciute dei poveri e degli oppress i e alcuni dei luoghi più caratteristici di Chicago. John Maloof Vivian Maier è un caso estremo di riscoperta postuma: ciò che visse coincise esattamente con ciò che vide. Non solo era sconosciuta in ambito fotografico ma sembra addirittura che nessuno l’abbia mai vista scattare fotografie. Può sembrare triste e forse anche crudele – una conseguenza del fatto che non si sposò, non ebbe figli e apparentemente nessun amico - ma la sua vicenda rivela anche molto su quanto sia grande il potenziale nascosto di tanti esseri umani. Come scrive Wislawa Szymborska nel poema Census a proposito di Omero, “Nessuno sa cosa faccia nel tempo libero”. Geoff Dyer | |
Scheda creata Venerdi' 27 maggio 2016 | |
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